Come già detto nei paragrafi precedenti, la malattia oncologica rappresenta per il paziente che la vive (e per le persone che gli sono accanto) un’esperienza globale, capace di incidere su tutte le dimensioni importanti della sua vita. Tuttavia, tra i tanti aspetti coinvolti dall’esperienza di malattia, è il corpo a ricoprire un ruolo da protagonista. Fin dal momento della diagnosi infatti, e per tutta la durata del percorso di cura, esso è portato in primo piano in tutta la sua fragilità. In prima istanza è il corpo che si ammala e si indebolisce, ed è sul corpo che si ripercuotono gli effetti dei trattamenti ad essa associata: alopecia, cambiamenti di peso, mutilazioni, edemi, pallore, nausea, vomito, alterazioni del gusto, perdita di energie, compromissione delle capacità fisiche portano alla ribalta l’immagine di un corpo cambiato, sofferente che spesso non viene più riconosciuto e sentito come proprio (Rosemberg, et al. 2013).
L’alopecia rappresenta uno dei passaggi più traumatici del percorso di cura. Ciò risulta particolarmente vero per i pazienti più giovani e nella popolazione femminile. Per le pazienti donne infatti, perdita dei capelli significa spesso perdita della propria identità, della propria femminilità, della propria bellezza, del proprio senso di sé.
Molte pazienti inoltre, descrivendo la propria esperienza, riportano di essersi sentite “non protette, nude, esposte al mondo esterno, private della propria intimità”,avere una “differenza” visibile, anche se temporanea, è descritto come una “disabilità sociale” e le esperienze di queste donne sono parallele a quelle di altre persone con un difetto visibile permanente, che si sentono “marchiate” come diverse e vivono, di conseguenza, sensazioni di incertezza, disagio nelle interazioni e evitamento del contatto sociale (Rumsey & Harcourt, 2004).
In particolare, le nuove terapie biologiche, o terapie target, manifestano i loro effetti collaterali più intensi proprio a livello cutaneo: eruzioni di tipo acneiforme, soprattutto a carico della testa e del tronco, sonomolto frequenti.
Alla luce di questo, diventa più facile capire come un danneggiamento (anche momentaneo) del “contenitore pelle” possa tradursi in sentimenti di profondo disagio, coinvolgendo dimensioni emotive anche profonde dell’individuo. Tutto ciò può determinare un deterioramento della qualità di vita, con rischi sulla stessa compliance ai trattamenti (Unger, 2013).
Pertanto durante e subito dopo le terapie oncologiche consigliamo l’uso di prodotti PRIVI di: • profumi; • parabeni; • diazolidinyl urea;
• dea; • tea; • oxybenzone; • siliconi; • glicoli; • alcol; • alluminio; • borotalco; • sulfati; • triclosan; • vitamina C (durante le terapie).
Coccolare la propria pelle ogni giorno è fondamentale.
Ricopre un ruolo di fondamentale importanza una corretta detersione e idratazione quotidiana, ricordando le tre parole d’ordine in questa fase detergere, lenire e proteggere. È importante inoltre prediligere prodotti cosmetici specifici per il proprio biotipo cutaneo (pelle disidrata, alipica, seborroica, oleosa, ecc.) privi di sostanze potenzialmente aggressiv.
Il medico consiglia di utilizzare un siero lenitivo e subito di seguito una crema idratante/protettiva. Per le labbra esistono prodotti specifici idratanti e allo stesso tempo protettivi che possono essere applicati più volte durante la giornata. Queste semplici azioni quotidiane faranno davvero la differenza apportando un enorme beneficio alla propria pelle in termini di luminosità e morbidezza. L’applicazione della crema può essere effettuata anche più volte nel corso della giornata secondo necessità, la disidratazione infatti è un sintomo ricorrente nei pazienti in terapia.
La radioterapia provoca cambiamenti a livello cutaneo nel 90% dei casi, e questo è dovuto all’elevata aggressione delle radiazioni nei confronti di un tessuto che non riesce a rinnovarsi con la stessa velocità ed energia a seguito del trattamento stesso. Gli effetti più comuni sono: la xerosi (estrema disidratazione), radiodermatite, cambiamenti nella pigmentazione e alopecia. L’entità delle lesioni può variare da un leggero eritema (rossore), leggera desquamazione (esfoliazione della cute), a una necrosi del tessuto permanente o ad un’ulcerazione del tessuto trattato. Le ghiandole sebacee e sudoripare, nell’area trattata, possono essere danneggiate, le loro funzioni di secrezione possono essere compromesse e la zona di conseguenza diventare disidratata. La radiodermatite acuta comporta eritema, dolore e sensibilità, disidratazione e desquamazione, nei casi più gravi anche ulcerazioni. Durante le sedute di radioterapia si potrà applicare un prodotto lenitivo a base di vitamina E o ossido di zinco (secondo prescrizione medica) sull’area trattata, ma soltanto dopo la seduta: prima dell’irradiazione infatti la pelle dovrà essere perfettamente pulita e asciutta, priva di qualsiasi residuo di crema.
La cute potrebbe ripararsi spontaneamente per il danno provocato dalla singola seduta, ma la frequenza e il numero di sedute consecutive limita la propria capacità rigenerativa e riparativa. Sono generalmente sconsigliati invece tutti quei cosmetici di solito indicati per trattare l’acne.Numerosi sono i trattamenti di cui possono beneficiare i pazienti in cura per una patologia oncologica, anche nel corso delle terapie stesse. Tra questi troviamo: trattamenti viso specifici, trattamenti mani, trattamenti piedi, trucco, camouflage, massaggi, tatuaggio semipermanente e consulenze dermocosmetiche.
La formazione Internazionale Oncology Esthetics è un metodo importato dagli Stati Uniti presente ormai a livello mondiale (Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Europa) ed è il risultato di un’attenta ricerca avvalorata da studi scientifici nel trattamento sicuro del paziente oncologico.
“ Se si cura una malattia, si vince o si perde; ma se si cura una persona, vi garantisco che si vince, si vince sempre, qualunque sia l’esito della terapia (dal film Patch Adams)”